SFATARE UN MITO E RIFORMARE UN SISTEMA: PER FARLO E’ NECESSARIO ISOLARE LE MELE MARCE

SFATARE UN MITO E RIFORMARE UN SISTEMA: PER FARLO E’ NECESSARIO ISOLARE LE MELE MARCE

 SFATARE UN MITO E RIFORMARE UN SISTEMA  per vedere la tabelle 1 clicca qui

in questo periodo ho riflettuto molto sul tema della riduzione dei costi della politica – e in particolare dei costi del Parlamento – giungendo alla conclusione che sarebbero molte le modifiche, le riforme e i tagli da effettuare. Tale manovra, però, risulterebbe del tutto inutile se contestualmente non si mettesse in pratica un’operazione finalizzata ad una maggiore trasparenza. A mio avviso, dunque, è necessario – per stabilire la realtà dei fatti  – sfatare un mito, innanzitutto.Nella convinzione popolare, a causa anche di meccanismi non del tutto trasparenti, si e’ creata la convinzione che i parlamentari italiani siano tra i meglio pagati al mondo. Come mai si e’ radicata questa convinzione, che non corrisponde alla realtà? Semplice: questo pregiudizio si e’ consolidato per il fatto che, a differenza degli altri Paesi, in Italia le spese relative al personale di segreteria vengono registrate come rimborso spese al parlamentare stesso; lo stesso per quanto riguarda le altre spese. Lo hanno dimostrato gli studi degli uffici della Camera e del collega Lucio Malan:  i costi sostenuti dal Parlamento per lo stipendio, le indennità e i vari rimborsi spese e’ inferiore al costo che sostengono i parlamenti dei maggiori Paesi europei per i rispettivi parlamentari. Fino a quando non si deciderà di modificare questo sistema assurdo e poco trasparente qualsiasi taglio o riduzione sarà vano. Lo abbiamo visto nell’anno in corso, della riduzione di 1000 € al mese non se n’è accorto nessuno. Del resto, se la convinzione generale e’ quella che un parlamentare guadagni oltre 20.000 € al mese e’ difficile, se esiste questo pregiudizio,  che l’opinione pubblica ritenga sufficiente un taglio di 1000 € al mese. E’ anche vero che alcune indagini giornalistico/televisive hanno dimostrato che tra i parlamentari vi sono alcuni che non spendono correttamente i fondi destinati per pagare i collaboratori o per fare attività politica sul territorio. Nella testa dei cittadini, giustamente, ci sono le parole di quel parlamentare il quale disse che i soldi per fare attività politica li dava alla moglie,  che a sua volta li passava al canile municipale… Ma ci sono  anche le inchieste fatte da altri giornalisti da cui è emerso che alcuni parlamentari non si avvalgono di un collaboratore o lo pagano in nero.

Si vuole sfatare il mito? se sì, bisogna fin da subito legare il rimborso spese al fatto  che il parlamentare dimostri di avere realmente sostenuto quelle spese. In tal  modo si potrà rendere trasparente il fatto che esiste uno stipendio ed esiste un rimborso spese. In questo modo risulta chiaro e certo che un parlamentare percepisce uno stipendio di 5.000 € al mese per 12 mensilità , 60.000 € netti all’anno.Guardando le pubblicazioni delle dichiarazioni dei redditi dei parlamentari italiani, lasciando da parte il reddito proveniente da altre attività, sembra di avere a che fare con più di 900 Paperon de’ Paperoni.

Nella realtà, confrontando il cedolino di un parlamentare con quello di un  dirigente nel settore pubblico, ci si accorgerà che il meccanismo di detrazioni applicato ad un parlamentare e’ fatto in modo che, a parità di lordo, il netto che resta alla fine e’ molto inferiore.

Faccio alcuni esempi.

Se si prende il costo totale  lordo di un parlamentare, compresa l’IRAP, che e’ pari a 156.205 € annui e si rapporta al reddito netto che e’ pari, mediamente, a 60.336 € annui otteniamo una percentuale del 38,6 %.Cosa significa? Rispetto a quello che il Senato spende, al singolo Senatore arriva di netto poco più del 38%, e -fatto assurdo- senza che la previdenza o i vitalizi siano collegati ad un sistema contributivo. Se facciamo la stessa operazione per un dirigente di un ministero di prima fascia ci accorgiamo che il rapporto e’ molto più favorevole al lavoratore. Un Dirigente di prima fascia ha un costo totale per il Ministero (sempre compreso IRAP e le ritenute a carico dell’ente) di 359.065 € annui, mentre il suo reddito netto e’ di 149.064 €; tra il netto percepito e il costo totale il rapporto e’ del 41,5 %.In verità non mi soffermerei sulla differenza di quel 3,5% a favore del dirigente, ma sul fatto che su quel 41,5% e’ compresa la quota da destinare al sistema previdenziale contributivo, che per i dirigenti e’ presso l’INPDAP.

Questi numeri dimostrano che c’e’ la possibilità di modificare radicalmente il sistema dei compensi parlamentari adottando meccanismi uguali  a quelli che si applicano a dirigenti o dipendenti pubblici.

Un’altra prova dell’assurdità del meccanismo di calcolo per la determinazione dello stipendio dei parlamentari e’ il rapporto tra l’IRPEF versata e il netto percepito.Nel caso del parlamentare questo rapporto e’ pari all’84,39%: IRPEF pagata 50.915€, netto percepito 60.336€.Nel caso del Dirigente: IRPEF pagata 81.430 €, netto percepito 149.064 €, pari al 54,62 %. L’assurdità sta dunque nel fatto che un parlamentare non ha il sistema contributivo ai fini previdenziali  e di conseguenza, in proporzione, paga meno contributi previdenziali ma allo stesso tempo gli viene trattenuta molta più IRPEF rispetto a qualsiasi altro lavoratore.

Cosa e’ necessario fare per fare in modo che il trattamento economico sia simile a quello che avviene per qualsiasi altro lavoratore?

Queste sono le azioni da fare subito :

A) Ai fini della trasparenza e’ necessario che i rimborsi relativi alle spese per il personale di supporto e per le spese di soggiorno a Roma vengano rimborsate solo dopo la presentazione di regolare pezza giustificativa.

B) E’ necessario che lo stipendio venga calcolato con la stessa metodologia utilizzata per i dirigenti della pubblica amministrazione.

C) E’ necessario che il sistema dei vitalizi venga abolito e sostituito con un sistema contributivo, con la previsione che la contribuzione venga accantonata presso l’INPS o INPDAP.

D) Bisogna considerare il fatto che per effetto dei diritti acquisiti non sarà possibile eliminare i Vitalizi, per chi li ha già maturati. Di conseguenza sarà necessario stabilire un principio che stabilisce che i vitalizi degli ex senatori non potranno superare lo stipendio netto di un parlamentare in carica.

E) Bisogna eliminare tutte quelle spese che all’esterno danno l’idea del privilegio, dai costi del ristorante , ai costi della buvette, a quelli per gli affitti, ecc.

F) Dopo aver fatto queste operazioni il Parlamentare potrà dimostrare di aver sfatato il mito (per tutti i suoi componenti, anche per le mele marce) e quindi contestualmente potrà  dedicarsi in modo credibile alla riduzione di tutti gli altri costi della politica. A partire dalle spese di Camera e Senato, compresi i dipendenti e i funzionari che ci lavorano.

In modo particolare  ritengo che il punto A sia essenziale per sfatare il mito. Mentre tutti gli altri punti sono fondamentali per rendere il trattamento economico dei parlamentari simile a quello degli altri lavoratori. Di seguito ho riportato una tabella che confronta  i “cedolini” di un senatore con quelli dei dirigenti statali di prima e seconda fascia. I dati che emergono sono molto interessanti e per certe voci addirittura curiosi. Le tabelle 2 e 3 sono delle mie proiezioni su come potrebbe essere il cedolino di un Senatore con il sistema contributivo.

Marco Stradiotto

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