Premiando gli enti che dimezzano il debito si possono recuperare 30 miliardi di euro
a più sacrifici per i cittadini e aumento della pressione fiscale, sono queste le principali caratteristiche della manovra appena approvata. Tra le varie amministrazioni che compongono la res publica gli enti locali sono infatti, ancora una volta, quelli che dovranno contribuire maggiormente al risanamento del bilancio statale attraverso i tagli e le limitazioni alla spesa, già effettivi nel 2013 e che proseguiranno nel 2014, e a cui si aggiungeranno quelli previsti dal D.L. 78 del 2010.
Pensiamo al Patto di stabilità: la manovra appena approvata prevede che le limitazioni – comprese quelle legate appunto al taglio della spesa pubblica -, previste per i comuni sopra i 5000 abitanti a partire dal 2013, non varranno per i comuni “virtuosi”. Significa che gli ulteriori tagli, 1 miliardo di euro imposto in linea generale a tutti i comuni per l’anno 2013 e 2 miliardi previsti per il 2014, non verranno loro imposti.
Possiamo capire bene perché la Lega ha costruito la sua propaganda di questo ultimo mese proprio sulla modifica del Patto di stabilità: è riuscita a far passare la manovra illudendo tutti che i cosiddetti comuni “virtuosi” non verranno toccati dai tagli, senza dire – o confessare – nulla a proposito del fatto che, in realtà, il meccanismo approvato è troppo complicato per poter essere effettivamente applicato. Di fatto, dopo il braccio di ferro con il PdL, è stato approvato un sistema “annacquato” che non premierà a sufficienza i comuni “virtuosi” e non penalizzerà, come invece servirebbe, quelli “spreconi”.
In realtà sarà esattamente il contrario di quanto sperato: i comuni che riusciranno a rispettare la griglia dei requisiti per poter accedere ai benefici del nuovo meccanismo di calcolo previsto per il 2013 saranno pochissimi. Anche chi non “mastica” economia non avrà difficoltà a comprenderlo, basti pensare che, tra i requisiti fondamentali, c’è l’aver rispettato il Patto di stabilità nel triennio precedente.
Forse i colleghi della maggioranza non si ricordavano la norma contenuta dal D.L. 78 relativamente al meccanismo di calcolo del Patto di stabilità per l’anno 2012 (ma la cosa non sarà sfuggita al ministro Tremonti ed ai tecnici del Ministero dell’Economia che, notoriamente, non amano le autonomie locali).
Per il 2012, infatti, il saldo obiettivo da realizzare è molto più ambizioso di quello previsto dall’anno in corso, dato che il calcolo prevede di moltiplicare la media delle spese sostenute per una percentuale del 14%, contro l’11,4% del triennio 2007-2009. Inoltre, sparisce anche l’abbattimento del 50%, che attutiva l’impatto della nuovo meccanismo con quello vigente in precedenza.
Per questo ritengo assolutamente necessario mettere mano al Patto di stabilità per l’anno 2012. Diversamente, a causa della manovra da “macelleria sociale” approvata dal governo, assisteremo alle “macellerie sociali” di tutti i comuni italiani sopra i 5000 abitanti. Non è più possibile permettere che si faccia il gioco delle bandierine sulla pelle delle autonomie locali. Basta promesse, basta giochi: serve sincerità. In questi anni è stato detto che il federalismo sarebbe stato la terra promessa ma, nella realtà, il federalismo “concesso” da Tremonti è la morte delle autonomie locali. I veri federalisti ora devono reagire: non si può più far finta di niente e sperare che il tempo risolva tutto, perché non sarà così!
Cosa è necessario fare? Invece di mortificare gli enti locali è necessario usarli: sono le cellule migliori all’interno della pubblica amministrazione, anche le tanto vituperate province. Usiamoli, allora, come leva per far ripartire lo sviluppo. Usiamoli per combattere realmente l’evasione, per abbattere in modo drastico il debito pubblico, che è in capo anche a comuni e province e che ammonta a quasi 60 miliardi di euro.
Proponiamo fin da subito un Patto di stabilità che sia dinamico e che, ad esempio, premi realmente i comuni e le province che abbattono il loro debito. Immaginare che comuni e province si impegnino a ridurre l’indebitamento del 50% nel corso del biennio 2011-2012, in cambio della libertà dal Patto di stabilità nel 2013, sarebbe un bel modo di utilizzare gli enti locali come risorsa invece di mortificarli come se fossero un problema. Gli enti locali, pur di ottenere maggiore libertà e autonomia, sarebbero sicuramente disposti a valorizzare i propri cespiti immobiliari e a destinare le risorse superflue disponibili nel 2011-12 alla riduzione del debito. E il beneficio per tutto il nostro Paese sarebbe immediato.
Marco Stradiotto