Cari Colleghi,
vi invio la riflessione che ho fatto in merito alla domanda di autorizzazione all’esecuzione di custodia cautelare emessa dal giudice nei confronti del collega Luigi Lusi.
Credo che chiunque di noi, oggi, si trovi in una situazione di imbarazzo nell’intervenire su questo argomento.
Quando un’assemblea deve esprimersi con un voto sulla richiesta d’arresto di un collega senatore, non è mai una bella cosa.
Dobbiamo riconoscere che negli altri Paesi europei non sarebbe mai successa una cosa simile: in quei Paesi un parlamentare si sarebbe dimesso dopo pochi giorni dall’inizio delle indagini.
In questo senso voglio fare un ultimo appello al collega Lusi: la cosa migliore da fare – per lui stesso e per il Senato – è che rassegni le dimissioni da Senatore in modo da togliere dall’imbarazzo l’assemblea e in modo da riconsegnare dignità e prestigio a questa Istituzione.
Anche ai fini della sua difesa personale nel procedimento penale in corso e per rendere credibili le sue tesi difensive, se fosse semplice cittadino e non si difendesse da cittadino privilegiato, risulterebbe molto più credibile.
L’articolo 68 della costituzione è stato pensato, elaborato e approvato dai padri costituenti per dare dignità e libertà ai parlamentari.
Ma i padri costituenti non avrebbero mai immaginato che l’articolo 68 della costituzione venisse utilizzato in modo così distorto per salvaguardare i parlamentari dal fatto di aver commesso reati comuni.
Quando è stato approvato l’articolo 68 della costituzione eravamo nel dopoguerra e alcuni degli estensori sapevano cosa significava il carcere.
Avevano subito il carcere per le loro idee, perché si erano contrapposti ad un regime e non di certo perché avevano commesso reati comuni .
Nel caso il senatore Lusi non assuma la decisione di dimettersi, spetta a noi parlamentari decidere cosa sia giusto e credo non ci siano alternative.
Perché non è possibile che, a causa di comportamenti scorretti da parte qualcuno di noi, questa nostra istituzione e il nostro ruolo in essa vengano delegittimati.
Non si tratta di una battaglia fra avvocati e magistrati, né di difendere un cliente o un indagato o un imputato, abbiamo davanti la necessità di scegliere se difendere l’istituzione del Senato e la libertà e l’onore di tutti i parlamentari o quella di difendere e salvare uno di noi che non si è comportato in modo corretto.
Credo che come il sottoscritto anche voi abbiate modo di parlare con tanti concittadini che spesso ci accusano di non essere coerenti con le nostre stesse decisioni,con le norme stesse che approviamo.
Il parlamento deve recuperare la fiducia dei cittadini italiani e per farlo ha solo una strada da intraprendere quella di essere formato da persone coerenti, serie ed oneste, persone che trasmettano comportamenti virtuosi .
Nel corso dei prossimi mesi e dei prossimi anni l’Italia dovrà superare delle grandissime difficoltà, la situazione economica e i cambiamenti globali ci costringeranno a cambiare radicalmente modi, abitudini e comportamenti.
Non solo chi è impegnato in politica ma tutto il popolo italiano dovrà impegnarsi in una sorta di traversata del deserto.
Per questo è necessario che i cittadini possano contare su istituzioni credibili.
Qualche settimana fa il senato è stato chiamato ad esprimersi in una votazione simile, ci ricordiamo con quale risultato: a larga maggioranza quest’aula ha votato contro la richiesta di arresto di un altro collega.
Devo confessarvi che quei numeri ho fatto molta fatica ad interpretarli: constatare come una larghissima maggioranza dei componenti del Senato abbia votato in quel modo mi ha sorpreso.
Non lamentiamoci, allora, del brutto clima nei nostri confronti e non diamo la colpa all’anti politica .
Non sta, come sento dire, trionfando l’anti politica, sta prendendo forza la domanda, la richiesta di una Politica con la P maiuscola, una Politica al servizio dei cittadini e non viceversa.
Noi parlamentari dobbiamo riprenderci la nostra libertà e la nostra dignità .
Certe decisioni fanno somigliare ogni giorno di più il parlamento a una sorta di Titanic e noi parlamentari sembriamo l’orchestrina che suona nonostante l’imminente catastrofe.
Ma per tornare ai tempi nostri vorrei usare come metafora la tragedia che ha colpito la nave concordia, vi ricordate il comandante Gregorio De Falco della guardia costiera che richiamava il comandante Schettino ordinandogli di salire a bordo.
Ebbene, io non sono un comandante, sono un semplice senatore e mi rivolgo a tutti voi colleghi.
Vi conosco per la vostra serietà, onestà e coerenza e so che quelli che la pensano come me sono la larghissima maggioranza di questa assemblea.
Vi dico riprendiamoci l’orgoglio della funzione che svolgiamo, ridiamo dignità a questa istituzione, rompiamo lo schema che fino ad oggi ha fatto prevalere la logica dei giochini, dei sotterfugi, degli accordi sotto banco: che nulla hanno a che fare con il servizio che ci siamo impegnati a fare.
Serve un atto di coraggio! Risaliamo a bordo, riprendiamoci il ponte di comando!
Cordiali saluti.
Marco Stradiotto