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Il cammino federale nel nostro paese è in una fase critica ed è necessario compiere uno sforzo particolare per impedire che quella che doveva essere una importante conquista per i cittadini si trasformi in un sistema che rende irreversibili le sperequazioni esistenti.
In questo senso il puzzle della ricchezza nazionale, ricomposto nei dati forniti dal ministero delle finanze sulle dichiarazioni irpef del 2008 e pubblicato dal Sole 24 Ore, fornisce delle indicazioni estremamente interessanti.
Emergono in particolare due aspetti: il primo è che senza un ripensamento delle politiche di sostegno per il Mezzogiorno e per un suo rilancio, l’ampio divario esistente con il Nord continuerà a crescere in maniera esponenziale.
Il secondo è che il tasso di evasione fiscale nel Sud è reso ancora più preoccupante a causa della crisi. È evidente che gli evasori totali incidono in maniera decisiva sulle medie delle città senza contare l’effetto disastroso che si determina sulla qualità dei servizi e più in generale sul mercato. Si tratta di un problema strutturale e in questa prospettiva credo sia interessante accogliere la provocazione mossa da Luca Ricolfi nel suo libro Il sacco del Nord e rovesciarne la prospettiva: non più un Sud che sottrae risorse al Nord ma un Mezzogiorno messo in condizione di non dover chiedere tramite, magari, una maggiore assunzione di responsabilità.
Per tentare di invertire il perverso meccanismo in atto riteniamo sia necessario intervenire su tre fronti.
Occorre rilanciare per le piccolee medie imprese il credito d’imposta su innovazione, ricerca ed export (disincentivando così delocalizzazioni e assunzioni in nero).
Al secondo punto, poi occorrefavorire il lavoro femminile. Un tema fondamentale anche visto in un’ottica federale perché ogni donna occupata crea sette nuovi posti di lavoro, incrementa il pil e definisce una regola non scritta di riduzione dell’evasione, per i benefici indiretti dell’erogazione dei servizi alla persona quando una donna è occupata. Ciò significa poter disporre di più servizi, più asili, più scuole e quanto altro: non sarà un caso che il tasso di fecondità salga in Emilia Romagna, prima regione italiana per occupazione femminile, e scenda in Campania con evidentissime conseguenze anche e soprattutto sul piano economico.
Intervenire, poi, sugli enti locali prevedendo un nuovo patto di stabilità che rilanci investimenti ed erogazione di servizi (queste funzioni sono già decentrate per cui non vi è bisogno di leggi) tramite meccanismi di responsabilizzazione attiva e passiva. Il patto, così come è e come viene “interpretato” dal governo, si è trasformato in una rigida e cieca selva di cavilli che inibiscono le capacità degli enti più efficienti e non impongono il rispetto dei vincoli di bilancio alle amministrazioni meno virtuose. È una situazione sclerotizzata, per questo proponiamo un meccanismo “dinamico” che premi i Comuni con i bilanci in regola consentendo di operare senza vincoli e di ottenere la riduzione dell’indebitamento dagli enti locali che non rispettano precisi parametri. Serve poi un nuovo governo delle entrate, visto che gli enti locali dipendono troppo dai trasferimenti dello stato, prevedendo un progressivo trasferimento di competenze, azione logica nell’ottica di un ripensamento intelligente del patto di stabilità; Infine, introdurre nuove regole sugli appalti pubblici con nuovi modelli di verifica politica con un adeguamento della legge Merloni (che regolamenta gli appalti negli enti locali) spostando il criterio dal massimo ribasso, verso un sistema più articolato legato a qualità e innovazione degli interventi su tecnologie e materiali.
Sul fronte dei controlli non si può prescindere dalla proposta del Pd di istituire una stazione appaltante per vigilare ed impedire infiltrazioni di qualsiasi genere.
Il progetto di un’Italia federale è stato abbandonato da un governo che, a parole, ne aveva fatto una bandiera, ma nella realtà ha disatteso tutte le promesse dimostrando un impressionante vuoto di idee e di progetti. Oggi rischiamo una vera anarchia federalista: un insieme eterogeneo che punisce i virtuosi, sempre meno ispirato a principi solidaristici come nota con puntualità Massimo Bordignon sul Sole 24 Ore. Serve una nuova stagione di responsabilità.
Alla camera in questi giorni è in discussione in commissione bilancio il decreto sugli enti locali.
Abbiamo di fronte una grande occasione per compiere un passo decisivo sulla strada di un federalismo vero, solidale ed efficiente. Si tratta di un banco di prova circa le reali intenzioni del governo e del ministro Tremonti. Capiremo se il Pdl crede realmente nel futuro di un paese unito e federale o se le suggestioni della Lega hanno definitivamente avuto il sopravvento.