Dopo le primarie: gioco di squadra, per vincere le elezioni.

Dopo le primarie: gioco di squadra, per vincere le elezioni.

Carissimi,

ho indugiato qualche giorno prima di scrivere questa lettera. Sono state settimane molto intense, piene di lavoro, valutazioni, attese e anche con qualche delusione.

Sono convinto che le primarie per la scelta dei parlamentari dello scorso 30 dicembre siano state un successo per il Partito Democratico, in termini di ricambio generazionale e, soprattutto, di presenza femminile nelle liste dei candidati. Ne sono fermamente convinto, anche se, come saprete, per quanto mi riguarda l’esito non è stato del tutto soddisfacente.

Non nego di esserne deluso, sono risultato sesto, su undici candidati, nella lista provinciale di Venezia. Tale posizionamento mi ha concesso di accettare di candidarmi in una posizione di servizio alla Camera, cioè all’undicesimo posto nella lista “Veneto 2”, che in caso di vittoria a livello nazionale, grazie al premio di maggioranza, vedrà eletti i primi 9 o 10 candidati dell’elenco.

Credo, senza voler essere presuntuoso, di aver svolto il mio dovere parlamentare impegnandomi in questi anni in tutto e per tutto, senza risparmiarmi.

In particolare, come avete potuto riscontrare dal materiale che ho pubblicato e che a volte vi ho inviato in questi anni, mi sono dedicato ai temi del federalismo, delle autonomie locali, del patto di stabilità, dell’IMU e della riduzione dei Costi della politica.  Sono certo che le cose fatte, le proposte, le elaborazioni e i tanti incontri pubblici fatti nel territorio siano stati utili per dimostrare che su questi temi, in particolare in Veneto, il nostro partito non è limitato a criticare, ma suggeriva proposte concrete e fattibili. Anche per questo ho pensato che la stima e la considerazione di tanti sindaci e amministratori locali della regione, potesse essere utile per far recuperare, attraverso la mia candidatura, importanti voti tra gli elettori indecisi o delusi da Pdl e Lega.

Paradossalmente, considerando le modalità delle nostre primarie, il mio impegno per l’intero territorio regionale è diventato una sorta di boomerang. Le liste infatti, oltre ad essere uniche per Camera e Senato, sono state strutturate su base provinciale e non regionale, di fatto penalizzando chi, come me, ha operato su tutto il collegio. Quel che voglio dire è che girando tutte le sette province della nostra regione (Rovigo, Padova, Vicenza, Verona, Treviso o Belluno) non potevo contemporaneamente essere sempre presente a Venezia.

Per questo avevo proposto che, per il Senato, la valutazione del consenso avvenisse su base regionale. Purtroppo, complice anche il poco tempo per organizzare le consultazioni, la scelta è stata, come tutti sappiamo, diversa. Mi auguro comunque che, nelle prossime primarie, questa impostazione sia modificata, per evitare il rischio che in futuro i parlamentari siano indotti a rappresentare solo il proprio comune o il proprio comprensorio, invece che l’intero territorio della circoscrizione che li ha eletti.

Anche se, è naturale, ancor più importante è che il nuovo Parlamento spazzi via il Porcellum già dai primi mesi di legislatura, in modo da permettere agli elettori di poter scegliere i propri parlamentari.

Ciò che più mi spiace è che, a causa dell’attuale onda di antipolitica e qualunquismo, temo sia stato spazzato via anche qualche meccanismo di valutazione del lavoro svolto e siano stati messi in panchina una trentina di parlamentari del Partito Democratico veramente eccezionali, persone che hanno lavorato intensamente e con una forte esperienza professionale, molti dei quali, per giunta, con ben meno di 10 anni di attività parlamentare. Si tratta di competenze che sarebbero state molto utili a tutti noi e al partito durante la campagna elettorale e nella prossima legislatura.

Fino ad un mese fa, infatti, sembrava che nello scenario politico nazionale, l’unico avversario fosse il Movimento 5 Stelle e gli unici temi fossero la casta, la rottamazione e i costi della politica. Ma oggi, dopo il risveglio di Berlusconi e del centro destra e dopo la nascita del polo di centro guidato da Mario Monti, rischiamo di accorgerci che la competenza e la specializzazione di alcuni con un po’ più di esperienza non avrebbero fatto male.

Con i se e con i ma si costruisce ben poco, quindi ora guardiamo il bicchiere mezzo pieno e diciamo che, senza le primarie, le nostre liste sarebbero state sicuramente ben diverse e non avrebbero avuto la stessa forza per fronteggiare un sistema elettorale che tanto male ha fatto alla politica. L’abbiamo detto molte volte, e lo ripetiamo. Le primarie sono state l’unico antidoto possibile al Porcellum, l’unica possibilità per riavvicinare elettori ed eletti. Solo noi abbiamo avuto il coraggio di farle, nell’unico periodo possibile dati i tempi ridottissimi, e abbiamo fatto bene a farle. Sicuramente si poteva farle meglio, ma non farle sarebbe stato un errore gravissimo. 

Sono, come voi, consapevole di questo e che nella politica, come nella vita, ci sono gli alti e bassi, i momenti in cui le cose vanno bene e i momenti in cui le cose vanno male.

E vi garantisco che rifarei tutto quello che ho fatto. Sia il lavoro svolto insieme a voi sia la scelta di  candidarmi alle primarie: fare politica, per me, vuol dire dedicarsi al territorio che ci ha eletto e non  avere paura di misurarsi con i propri cittadini. Con questa consapevolezza, dopo un’attenta riflessione ho deciso di accettare la candidatura proposta, sapendo che si tratta di una candidatura di servizio, mettendo una pietra sopra alle amarezze di questo ultimo mese.

La molla che mi ha fatto decidere di non rinunciare è stato il pensiero di tutte le persone che nel partito, con tanto spirito di servizio, si sono date da fare in questi anni senza pretendere nulla in cambio, per far crescere e radicare il PD, per mandare avanti i circoli, per fare volantinaggio, per predisporre i gazebo, per permettere che si svolgessero le primarie stesse.

Inoltre, non ho voluto deludere le tante persone che mi hanno votato alle primarie e che hanno condiviso con me un percorso. Penso anche ai sindaci, agli amministratori e ai coordinatori di circolo che, in tutto il Veneto, in modo autonomo hanno pensato, promosso e firmato l’appello a sostegno della mia candidatura in posizione eleggibile.

È per ringraziare tutti voi e tutti loro, del sostegno e anche dell’affetto di questi anni e di queste settimane, che voglio affrontare questa nuova sfida. Pronto per fare tutto il possibile per far vincere il PD.

Sono convinto che l’unico modo per poter cambiare il nostro Paese, renderlo più giusto, sia credere nella forza del Partito Democratico e in Pier Luigi Bersani, prendendo più voti possibili anche nelle regioni difficili, come la nostra. Per far questo è necessario che ognuno di noi dimentichi il proprio interesse e si impegni a far vincere la squadra.

Al nostro Paese ora serve una forte stabilità politica. Solo così potremo riacquisire una stabilità economica, per il bene dei comuni, delle imprese, dei lavoratori, dei cittadini. Per averla servono i voti che ci consentano di ottenere una larga maggioranza sia alla Camera che al Senato.

Ecco perché nelle prossime settimane mi impegnerò al massimo nella campagna elettorale, per promuovere le idee e i valori del PD. Perché dalle sconfitte personali si può imparare molto, ed è giusto e sportivo ripartire a testa alta. Della squadra che vincerà lo scudetto, faccio volentieri il giocatore che dalla panchina motiva e sostiene i compagni.

In una partita come la nostra, poi, in gioco c’è ben più che uno scudetto, c’è il futuro del nostro Paese e il futuro dei nostri figli.
Vi saluto caramente,
Marco Stradiotto

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