LEGGE DI STABILITA’: IL MIO INTERVENTO IN AULA

LEGGE DI STABILITA’: IL MIO INTERVENTO IN AULA

marcostradiotto2?feature=mhum

STRADIOTTO (PD). Signor Presidente, con l’emendamento 1.252 ci poniamo l’obiettivo di rendere più razionali e meno penalizzanti le regole sul patto di stabilità per i comuni.

La manovra di luglio ha determinato un taglio per i comuni sopra i 5000 abitanti, di 1500 milioni di euro per il 2011e di 2500 milioni di euro per il 2012 e gli anni seguenti. L’effetto di questi tagli sta determinando grossissime difficoltà per i comuni italiani nel predisporre i bilanci di previsione e nel programmare le attività e gli investimenti per il prossimo triennio.

Ai tagli determinati per gli enti locali vanno aggiunti quelli che la manovra estiva ha previsto per le Regioni. In totale si tratta di circa 8 milioni di euro a partire dal 2011. Di conseguenza, nei prossimi anni assisteremo ad una vera e propria macelleria sociale con una riduzione dei servizi all’infanzia, servizi agli anziani e ai portatori di handicap. In seguito a questi tagli i comuni per chiudere bilanci dovranno agire su tre versanti: tagliare i servizi, aumentare le tariffe e tagliare gli investimenti.

A questo scenario, si deve aggiungere che i Comuni sono soggetti ad un meccanismo di Patto di stabilità che obbliga le amministrazioni locali ad accantonare una parte delle scarse risorse disponibili per fare da compensazione a quelle parti della pubblica amministrazione italiana che, a differenza dei Comuni, continuano a produrre deficit e debito, con comportamenti tutt’altro che virtuosi.

Purtroppo, il Ministero dell’economia considera i Comuni italiani come un problema e non come una risorsa, altrimenti prevedrebbe un meccanismo di Patto di stabilità ben diverso.

I Comuni italiani hanno sempre fatto la loro parte nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. Ormai si è oltrepassato il limite e sicuramente è assurdo e irrazionale chiedere ai Comuni di tagliare i servizi e gli investimenti e di aumentare le tariffe per produrre avanzi di amministrazione, che vengono utilizzati, ai fini di cassa, dal Ministero dell’economia per compensare i deficitprodotti da altre amministrazioni, che sono classificate all’interno del perimetro della pubblica amministrazione.

Serve un Patto di stabilità che conceda agli enti locali maggiore autonomia e che chieda maggiore responsabilità, invece assistiamo ad una sorta di commissariamento da parte del Ministero dell’economia di tutti i Comuni italiani sopra i 5.000 abitanti, indipendentemente dal fatto che siano virtuosi o meno.

La maggioranza dei Comuni italiani è composta da enti che hanno risorse accantonate solo ai fini del rispetto del Patto di stabilità e per far questo hanno innanzitutto rallentato i pagamenti e bloccato gli investimenti. Con un meccanismo di Patto di stabilità diverso, queste risorse diventerebbero utili per stimolare l’economia, soprattutto con interventi di investimento sulle infrastrutture comunali e con un’accelerazione dei pagamenti verso i creditori. A questo proposito, leggete l’articolo di oggi di Massimo Gramellini su «La Stampa», che credo possa servirci a comprendere cosa sta succedendo nelle periferie.

L’assurdità di questo periodo è che, da un lato, con il provvedimento sul federalismo illudete l’opinione pubblica, dicendo che ci saranno più risorse e più autonomia per gli enti locali, mentre contemporaneamente approvate delle norme sul Patto di stabilità che di fatto mortificano le autonomie locali, proprio perché ne riducono l’autonomia e le risorse.

Con l’emendamento proposto, che vi chiediamo di sostenere, si potrebbe dare un primo segnale positivo, che indichi un cambio di atteggiamento del Parlamento nei confronti dei Comuni italiani. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pinzger).

Share