I Fabbisogni Standard lo strumento per poter confrontare le necessità dei diversi Enti Locali

I Fabbisogni Standard lo strumento per poter confrontare le necessità dei diversi Enti Locali

I Fabbisogni Standard lo strumento per poter confrontare le necessità dei diversi Enti Locali

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Finalmente il lavoro per la determinazione dei fabbisogni standard degli enti locali è stato completato, manca l’approvazione degli ultimi decreti legislativi, ma le note metodologiche e i coefficienti di riparto sono stati tutti approvati, da quasi un anno, dalla Commissione per il federalismo fiscale (COPAFF).
Credo che al cittadino vengano naturali alcune domande come: Cosa sono i fabbisogni standard e a cosa servono? Come sono stati determinati? I fabbisogni esprimono valori in Euro? I coefficienti relativi ai fabbisogni standard diventano vecchi? Cosa serve oltre ai fabbisogni standard per determinare una corretta perequazione delle risorse? Con i fabbisogni standard è possibile stabilire la virtuosità o meno di un ente locale?

Cosa sono i fabbisogni standard e a cosa servono?
I Fabbisogni Standard sono lo strumento per poter determinare il livello delle necessità finanziarie di un ente territoriale. Questo significa che se vi è la necessità di ripartire un determinato stanziamento questa ripartizione può essere fatta tenendo conto delle diverse necessità proprio applicando i coefficienti di riparto dei fabbisogni standard.
Fino ad oggi nella ripartizione delle risorse pubbliche si è agito o seguendo la spesa storica, applicando tagli o incrementi lineari che prevedessero una decurtazione o un incremento rispetto agli stanziamenti degli anni precedenti oppure applicando la suddivisione sulla base del numero degli abitanti.
Entrambi i metodi hanno determinato un sistema distorto nella distribuzione delle risorse che ha prodotto situazioni squilibrate: oggi ci sono Comuni di serie A e comuni di serie Z e lo stesso vale per le Province il tutto per la sedimentazione di una spesa storica che negli anni ha determinato queste distorsioni.
Oggi grazie ai Fabbisogni Standard è possibile superare questa distorsione, è possibile superare la ripartizione storica delle risorse per ripartirle in modo più equo partendo dalle reali necessità dei territori.

 

Come sono stati determinati i fabbisogni standard?

Per comprendere bene il valore dei fabbisogni standard è necessario spiegare come sono stati determinati. Va premesso che i fabbisogni standard sono stati calcolati su quelle che sono le Funzioni Fondamentali stabilite dalla legge sul federalismo fiscale la L. 42/2009. Per i comuni le 6 funzioni fondamentali stabilite dalla legge 42 sono gli affari generali (per una quota del 70%), la polizia locale, l’istruzione, la viabilità e il trasporto pubblico locale, l’ambiente e il sociale.
Nella determinazione dei coefficienti dei fabbisogni standard sono state tenuti in considerazione i fattori esterni e peculiari di ogni ente che determinano maggiori o minori costi indipendentemente dalle scelte degli amministratori locali. Elenco solo alcune voci che sono entrate nel calcolo statistico che ha determinato il fabbisogno standard: ampiezza del territorio comunale, classe climatica, comune era montano o meno, Ente turistico o meno, composizione sociale della popolazione, situazioni di disagio sociale, livello dei prezzi e dei redditi e ovviamente del livello dei servizi.
Alla fine, fatto 100 il fabbisogno standard complessivo, le diverse variabili hanno inciso complessivamente con le seguenti percentuali: il numero della popolazione residente incide per il 20 %, i servizi offerti per il 13,7 %, la morfologia e il territorio incide per l’8,7 %, l’economia locale per l’8 % i prezzi per il 7,9 %, i fattori esogeni di carico per il 7,5%, gli immobili per il 6,8 %, le scelte organizzative per il 5,8 % , il disagio sociale per il 5,34, il turismo per il 4,8% ecc. ecc.
Il fatto che il numero della popolazione residente incida, sulla determinazione del fabbisogno, complessivamente solo per il 20% dimostra di quanto solida sia la stima.

I fabbisogni standard esprimono valori in Euro?
I fabbisogni standard non esprimono un valore in euro ma esprimono un coefficiente di riparto, la somma dei coefficienti di riparto di tutti i 6.702 comuni delle Regioni a statuto ordinario fanno 1, ad esempio il coefficiente di riparto del Comune di Roma è 0,091208256781 quello del Comune di Milano è 0,046227045357 quello del comune di Venezia è 0,007911342196 quello di Verona 0,006704480853.
Ammettiamo ad esempio che si debba ripartire delle risorse tra i comuni delle Regioni a Statuto Ordinario per farlo sarà sufficiente moltiplicare il coefficiente di riparto per la cifra totale stanziata. Per fare un esempio pratico facciamo l’ipotesi che lo Stato centrale destini 500 milioni di € da ripartire tra i diversi comuni tenendo conto delle necessità dei rispettivi comuni, la cifra da assegnare ad ogni comune sarà il frutto di una semplice moltiplicazione tra la somma complessiva e il coefficiente di fabbisogno standard di ogni comune. Quindi In questa ipotesi il comune di Roma otterrebbe uno stanziamento di 4.560.412,84 € quello di Milano 2.311.352,27 € quello di Venezia 395.567,11 € quello di Verona 335.224,04 €.
Il fatto che i fabbisogni standard esprimano un coefficiente e non un valore in euro ci permette di fare anche altre operazioni. Potremo anche dire che il fabbisogno standard è una sorta di peso specifico di ogni singolo Ente, quindi potremo moltiplicare quel coefficiente per la popolazione residente complessiva, dei comuni monitorati, in questo modo otterremo quella che è la “popolazione standard” avendo quindi un valore che pesa il fatto che una grande città (che fornisce servizi anche ai comini di cintura), una città turistica, (che fornisce servizi anche ai turisti), o un comune di montagna (che deve sostenere dei costi maggiori) hanno un peso specifico maggiore rispetto ad altri comuni che hanno lo stesso numero di abitanti.
In questa ipotesi considerando che la popolazione dei comuni ricadenti nelle regioni a statuto ordinario è pari a 50.655.278 abitanti applicando i coefficienti di riparto alla popolazione totale risulterebbe che la “popolazione standardizzata” di Roma risulta essere pari a 4.620.179 (mentre la popolazione reale è pari a 2.638.842 ) quella di Milano risulta essere pari a 2.341.643 (mentre la popolazione reale è pari a 1.262.101 abitanti) quella di Venezia risulta essere pari 400.751 abitanti standard (mentre la popolazione reale è pari 259.263 abitanti) e quella di Verona 339.617 abitanti standard (mentre la popolazione reale è pari a 253.409 abitanti).
La Sose con il portale Opencivitas ha rapportato i coefficienti di riparto alla spesa storica 2010 al fine di rendere comprensibile ai cittadini il funzionamento dei meccanismi e al fine di rendere leggibili concretamente i coefficienti di riparto che altrimenti sarebbero sembrati dei numeri indecifrabili. Con Opencivitas si è fatto l’esercizio di rapportare la spesa complessiva del 2010 con il coefficiente standard di ogni singolo ente. In questo modo è stato possibile raffrontare la spesa effettiva del 2010 di ogni singolo ente con il valore risultante di fabbisogno standard calcolato.
I coefficienti relativi fabbisogni standard diventano vecchi?
I fabbisogni standard non diventano vecchi, essendo una sorta di peso specifico che tiene conto di fattori non modificabili quali la classe climatica, il fatto che un comune sia, per esempio, di montagna o se abbia o meno una valenza turistica . Proprio per questo (quindi per questi aspetti) “il peso specifico” non cambia ma altri sono i valori che possono cambiare come il numero della popolazione, la sua composizione o la variazione dei prezzi e dei redditi oltre che la variazione dei servizi, ad esempio se viene aperto un nuovo asilo nido è normale che il fabbisogno standard di quel comune aumenti. Infatti la norma prevede che i coefficienti relativi ai fabbisogni standard debbano essere aggiornati ogni 3 anni, nel corso del 2014/2015 verranno aggiornati sia i fabbisogni standard delle province che quelli dei comuni.
Nel corso del 2014 è stato somministrato il questionario per le province mentre a partire dalla fine del 2014 verrà somministrato il questionario ai Comuni.

Cosa serve oltre ai fabbisogni standard per determinare una corretta perequazione delle risorse?

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Per fare una corretta perequazione delle risorse non sono sufficienti (solo) i fabbisogni standard ma sarà necessario determinare la capacità fiscale di ogni singolo Comune.
Il lavoro relativo alla determinazione della capacità fiscale dal punto di vista tecnico è stata ultimata, verrà approvata dagli organi competenti nel corso delle prossime settimane.
Poter contare da un lato sui fabbisogni standard, quindi le esigenze di un comune, e dall’altro delle capacità fiscali standard, quindi la potenzialità fiscale di ogni singolo ente ad aliquote standard, permetterà di rivoluzionare il meccanismo della finanza locale mettendo da parte l’attuale sistema legato alla spesa storica. L’unico modo per riconsegna autonomia e responsabilità alle autonomi e locali.

I fabbisogni standard stabiliscono la virtuosità o meno di un ente locale?
La risposta è no!Quando si tratta il tema dei fabbisogni standard viene quasi naturale arrivare alla conclusione che se un comune spende meno del fabbisogno standard è un comune virtuoso o risparmioso mentre se spende più del fabbisogno è un comune spendaccione o non virtuoso. I fabbisogni non sono lo strumento per determinare la pagella di virtuosità di un ente ma (sono lo strumento per) servono a ripartire in modo equo le risorse. Grazie ai fabbisogni standard e alla capacità fiscale standard è possibile stabilire da un lato le necessità del singolo ente e dall’altro le potenzialità dell’ente stesso.
In questo modo il passaggio successivo, quello della perequazione tra Enti, prevederà che il fondo perequativo o di solidarietà vada in soccorso degli enti che hanno un fabbisogno superiore alla propria capacità fiscale . I fabbisogni e la capacità fiscale permetteranno che ogni amministrazione possa partire dallo stesso nastro di partenza facendo agire il fondo di solidarietà o perequativo in soccorso dei più sfortunati.
Infatti se si usano i fabbisogni standard come fossero degli indici di virtuosità si rischia di definire virtuosi degli enti che spendono poco ma che allo stesso tempo danno pochi servizi o viceversa che spendono tanto ma che danno tanti servizi. Alcuni servizi giornalistici di queste settimane hanno rischiato di cadere nell’equivoco.
Gli stessi Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo nell’articolo pubblicato sabato 4 ottobre 2014 sul Corriere Della Sera si sono posti il problema nel momento in cui hanno constatato che comuni e aree notoriamente dotate di servizi carenti risultavano tra quelle che spendevano meno del fabbisogno standard.
Questo aspetto dimostra che per definire la virtuosità di un ente non vanno usati i fabbisogni standard ma è necessario un altro strumento che determini il livello quantitativo e qualitativo delle prestazioni e che dopo averli determinati confronti la spesa.
La SOSE ha elaborato questa metodologia che indipendentemente dal fabbisogno standard individuerà quattro categorie di enti : a)i Comuni che spendono poco ma erogano pochi servizi; b) i Comuni che erogano tanti servizi e spendono poco (Comuni virtuosi) c) i Comuni che erogano tanti servizi e spendono tanto; d) i Comuni che erogano pochi servizi e spendono tanto (Comuni spreconi). Nel corso dei prossimi mesi questa metodologia sarà pubblicata e resa disponibile alle amministrazioni locali ed ai cittadini attraverso il portale Opencivitas.

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