FEDERALISMO: USIAMOLO PER COMBATTERE LE CLIENTELE E NON PER CREARNE DI NUOVE
Lettera pubblicata su Il Gazzettino di Sabato 16 Ottobre 2010
In campagna elettorale Lega e PDL hanno promesso meno tasse e più risorse per gli Enti territoriali ma la pressione fiscale non è mai stata così alta come nel 2009, al 43,2% del PIL, e i trasferimenti agli enti territoriali non sono mai stati così bassi. E per il 2011 tale tendenza sarà accentuata.
I Sindaci e gli Amministratori locali sanno che il prossimo sarà l’anno della macelleria sociale. Per garantire l’equilibrio fra entrate e spese i Comuni dovranno togliere alcuni servizi ed aumentarne il costo di altri. A pagare saranno le categorie più deboli: bambini, giovani, anziani, portatori di handicap e persone non autosufficienti. Senza contare che sugli stessi soggetti peseranno i tagli che faranno le Regioni.
Il punto centrale è che la maggioranza ha scelto di attuare il federalismo con minori risorse mentre la riforma federalista, nella prima fase di attuazione, avrebbe bisogno di qualche risorsa in più. Questo non significa che il federalismo a regime costi di più, anzi nel lungo periodo, se fatto bene, porterà minori spese e maggiore efficienza.
I tagli previsti dalla manovra, approvata a giugno, rischiano di compromettere la realizzazione della riforma federalista: nel prossimo triennio tagli lineari e un patto di stabilità scriteriato diventeranno un cocktail micidiale per gli Enti territoriali.
Se si voleva utilizzare il federalismo per tagliare le spese di Comuni e Regioni, nella manovra avrebbero dovuto esserci tagli chirurgici e non generici: è assurdo prevedere riduzioni di spesa per gli enti virtuosi mentre ci sono enti con dotazioni di personale 20 volte oltre il necessario che continueranno a operare tranquillamente.
E’ evidente che una norma che preveda di lasciare a casa il personale pubblico in eccesso, assunto per fini clientelari, non passerà mai. Allora, però, non è consentibile usare il federalismo per nascondere dei tagli di spesa che, irrimediabilmente, faranno solo gli enti da sempre abituati a rispettare le norme mentre tutti gli altri continueranno con i soliti metodi, sicuri dell’arrivo di provvedimenti clientelari che copriranno le irresponsabilità (Catania e Palermo insegnano).
Che la riforma federalista, attuata correttamente, sia assolutamente necessaria lo dimostra anche solo un primo sguardo ai dati sulle varie spese sostenute da Regioni ed Enti locali. Ci sono Regioni che alla stessa voce di spesa presentano differenze quasi incredibili: la spesa corrente della Valle d’Aosta ammonta a 8.116€ procapite, mentre quella del Veneto è di soli 1.986€. Per la spesa sanitaria si va dai 2.945€ per abitante spesi dal Molise ai 1.561€ – quasi la metà – della Basilicata. Alla voce “spese per il personale” si passa dai 323€ per abitante della Sicilia ai soli 18€ per abitante della Lombardia.
E’ necessario un riequilibrio nella distribuzione delle risorse e un freno alle spese eccessive di alcune regioni e di alcuni Enti locali, situazioni come quelle descritte sopra sono insostenibili.
Per affrontare tale squilibrio serve, però, un cambio di passo da parte della maggioranza che non può continuare a immaginare di approvare questa importante riforma accontentando questo o quel territorio e aumentando diseguaglianze e ingiustizie.
Questo accade perché i parlamentari della maggioranza provenienti da Regioni del sud o a statuto speciale sono fondamentali per la tenuta della maggioranza stessa, e la loro golden share rimarrà invariata anche in uno scenario post-elettorale.
Questi parlamentari, in cambio dell’appoggio, chiederanno finanziamenti straordinari per i propri territori, i 500 milioni in più per Roma capitale ne sono la dimostrazione lampante.
Evitare simili scenari è possibile togliendo la possibilità di veto a quelle forze e a quei parlamentari che sono disposti ad appoggiare il federalismo solo in cambio di vantaggi territoriali.
Il Partito Democratico è disposto a evitare che questo accada, per questo è favorevole a votare il federalismo, purché equità e giustizia nella distribuzione delle risorse, e più autonomia insieme a più responsabilità diventino le parole cardine della riforma. Lavoriamo insieme per costruire un patto di stabilità che non calpesti le autonomie, per spazzare via le assurde norme clientelari che creano ingiustificati privilegi territoriali e perché le risorse che risparmiamo vengano destinate ai comuni e alle regioni che da sempre ricevono meno.
Marco Stradiotto