Congresso provinciale del PD di Venezia, il documento che ho presentato insieme alla mia candidatura: “Per il Partito Democratico utile alla società”
A me piace definire questo congresso, quello che si sta celebrando in queste settimane e in questi mesi, il primo vero atto del PD. La sublimazione di quella “generazione democratica” essenziale per strutturare al meglio quel percorso che, molti di noi, hanno tracciato con il proprio impegno nella data simbolica del 14 ottobre del 2007.
Ciascuno di noi, oggi più che mai, deve essere capace di costruire, a partire dal proprio quotidiano, una proposta politica, un’idea di società, forte di valori ed esperienze, ma proiettata al futuro. Tutti noi abbiamo il dovere di non cedere alla tentazione di conservare uno specifico modello o di negarlo al solo fine della contestazione.
Penso a un partito in cui le esperienze siano al servizio delle nuove energie, dove le prime non si sentano minacciate e le seconde non credano di essere all’interno di una guerra generazionale. Un partito dove ci si impegna a costruire.
Il PD nel quale io credo è fatto di donne e di uomini che hanno il coraggio, sempre, di metterci la faccia. Un partito senza caminetti ristretti, dove tutto avviene in modo trasparente ed estremamente dinamico senza cordate o correnti. Queste ultime dovrebbero avere il compito di portare un contributo culturale e politico. Diversamente, le vecchie quanto le nuove servono soltanto a garantire forme di pressione per ottenere posti o benefici.
In politica, come nella vita, l’ambizione è certamente legittima, ma mai si deve perdere di vista l’idea che ciascuno di noi – io per primo – è qui per compiere un servizio e non per garantirsi una rendita o una carriera. E questo vale anche per la questione degli incarichi plurimi, da affrontare con ragionevolezza ma anche con grande senso di responsabilità.
Il PD per il quale intendo battermi è capace di interpretare realmente i bisogni della nostra società che viaggia ad un’incredibile velocità e che ogni giorno cambia. E’ il Pd che sa essere in grado di muoversi altrettanto velocemente e bene, pur rimanendo fermi nelle nostre proposte e nelle nostre idee. Per fare ciò dobbiamo ripartire, insieme, dalla forza dei circoli, delle zone e dei nostri amministratori: le vere sentinelle sul territorio.
Credo in un PD che discute, sì, ma poi decide e compatto sia in grado di comunicare quello in cui crede – e su questo abbiamo molto da migliorare.
Un PD inserito nella grande avventura della Città Metropolitana!
L’architettura istituzionale di questo nuovo soggetto sarà definita nelle prossime settimane dal Parlamento e noi siamo chiamati a ragionare in uno spazio che supera gli stessi confini amministrativi della provincia e che si determina a partire da ambiti territoriali ottimali.
Il territorio che comprende le province di Venezia, Padova e Treviso è divenuto l’attore di riferimento delle politiche istituzionali come pure delle riflessioni dei portatori di interesse e delle forze sociali e dell’impresa.
Pensare la proposta politica del PD secondo una scala metropolitana è l’obiettivo e l’ambizione del nostro congresso.
E’ nella stessa logica metropolitana che siamo chiamati a ripensare, le nostre politiche per lo sviluppo sostenibile del territorio, per un nuovo welfare, per una rete maggiormente efficiente di trasporti e servizi alla persona, per il lavoro che non c’è e che dobbiamo provare a creare attraverso politiche di reale crescita, per i diritti troppo spesso pensati come un “bene accessorio” in questa fase di crisi e per la cultura e la formazione che oggi devono essere riportate al centro della nostra proposta.
Proprio in questo senso dobbiamo chiarire la funzione storica e la missione politica del PD. Questa discussione é trasversale e deve essere prioritaria anche rispetto alle scelte sulle persone.
Dobbiamo essere protagonisti, non comparse, della costruzione di un Paese migliore, libero dai vincoli costituiti da troppe rendite di posizione dei pochi, dalla mancanza di pari opportunità e meritocrazia, dall’elusione dell’etica pubblica, dalla corruzione diffusa.
Per fare questo è indispensabile lavorare ad una profonda innovazione interna, rinnovando con forza i gruppi dirigenti a tutti i livelli: le ultime elezioni amministrative dimostrano che esiste una leva nuova di amministratrici e amministratori che sul territorio si impegnano con competenza e profitto.
Un PD degli iscritti, ma non solo per gli iscritti, bensì per un movimento più ampio e diffuso capace di confrontarsi, dialogare, riconoscersi, scegliere e contribuire con il proprio impegno a migliore il contesto in cui viviamo. Quel popolo delle primarie che seppur non iscritto ci segue, ci osserva, ci vota.
Un PD capace di comprendere e di farsi comprendere appieno e di affrontare con forza le sfide elettorali che ci attendono nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Penso alle Europee, ai tanti comuni al voto nel 2014, ma anche alle Politiche e alle Regionali del 2015.
Proprio le Regionali rappresentano una sfida che noi, questa volta, dobbiamo vincere perché forti delle proposte che sapremo costruire e del modello sociale e culturale che sapremo mettere in campo. Il nostro concreto impegno quotidiano sarà la migliore alternativa al malgoverno e alla controcultura di Lega e PDL.
Oggi ci mettiamo in marcia sapendo che la strada non sarà sempre semplice e priva di ostacoli ma che insieme, soltanto insieme, possiamo farcela per la Provincia di Venezia, la Regione e il nostro Paese.
Lo Sviluppo, il Lavoro, la Crescita Sociale
Lavoro e sviluppo devono essere, insieme a scuola e formazione, il centro della nostra azione politica. Le categorie economiche, i grandi player, la piccola e media industria diffusa, il mondo del commercio, i lavoratori devono essere i nostri interlocutori primari. Non possiamo rivolgerci a loro, cercare di comprenderli e conoscerli a fondo, soltanto nell’approssimarsi delle tornate elettorali. È con loro che dobbiamo costituire un luogo permanente di studio, analisi ed elaborazione della nostra proposta politica e amministrativa.
Lo spazio metropolitano di Venezia, assolutamente interconnesso con quello di Padova e di Treviso, deve essere basato su un mix di funzioni industriali che spazia dall’artigianato al terziario, dal turismo all’agroalimentare – dove agricoltura e pesca si riprendono lo spazio che meritano – dalla cultura e dalle arti ai trasporti, fino alla dimensione produttiva, tecnologica e manifatturiera.
In una fase di competizione globale, infatti, in cui i ragionamenti di scala si devono necessariamente compiere per integrazioni ed interazioni, sarebbe miope pensare ad una sola specifica vocazione imprenditoriale.
Da tutte queste realtà, dunque, dobbiamo ripartire, e avere il coraggio di innovare, di trasformare i punti di debolezza o criticità in elementi di forza di un progetto di sviluppo territoriale da costruire e, soprattutto, da sostenere anche a livello nazionale.
Il tessuto di piccola e media impresa
innerva infatti l’intero territorio provinciale talora con esperienze di eccellenza basate sul fare sistema e sui valori tipici dell’artigianato e del made in Italy (si pensi ad esempio al distretto calzaturiero della Riviera del Brenta ovvero a quello del mobile nella zona orientale). E’ necessario attuare per queste realtà, una politica volta alla promozione di reti d’impresa che incentivino le innovazioni di filiera o di produzione che le PMI da sole non riuscirebbero a perseguire azioni di rete che diventerebbero utili anche per affrontare meglio le sfide dei mercati globale e per aiutare concretamente le imprese che esportano. In contemporanea occorre promuovere tutti quei meccanismi che facilitino l’accesso al credito bancario, che in questi anni é diventato un limite oggettivo allo sviluppo e alla crescita di queste aziende. In ultimo, occorre offrire alle nostre imprese la migliore assistenza nel momento in cui si affrontano i processi di internazionalizzazione e di promozione estera. Oggi infatti esportare non é più una delle opzioni possibili, ma una vera necessità.
Il settore primario: ridare all’agricoltura e alla pesca l’importanza che meritano!
L’agricoltura e la pesca, insieme a tutto l’agroalimentare, sono i settori che, anche nel territorio della Provincia di Venezia, più hanno tenuto in termini di occupazione e prodotto interno lordo. Purtroppo nel nostro Paese, neanche il PD è immune da questo difetto: ci si ricorda dell’agricoltura e della pesca solo quando capitano le calamitá, ci si ricorda dei terreni agricoli e della cementificazione solo quando capitano le alluvioni e ci si ricorda dei nostri orticoltori o dei nostri allevatori solo quando capitano evenienze speciali, lo stesso dicasi per la pesca. Va riconosciuta la fondamentale importanza che svolgono gli agricoltori come sentinelle del territorio.
Il nostro Partito dovrá riallacciare un rapporto forte con il mondo agricolo e con tutto il settore della pesca e dei suoi operatori.
Tutto il tema legato al fatto di accorciare la filiera che va dal produttore al consumatore, per garantire prezzi più competitivi per i consumatori e prezzi più remunerativi per gli agricoltori e pescatori insieme a prodotti di maggiore qualità, sono temi che si integrano perfettamente con le proposte programmatiche del Partito democratico.
Massima attenzione va data alle problematiche correlate alla cd. “piccola pesca”. I nostri pescatori stanno vivendo una fase di estremo disagio. Il PD provinciale si impegnerà a far risaltare gli interessi specie delle piccole cooperative della pesca, in raccordo con il lavoro dei consiglieri regionali e dei parlamentari impegnati a rappresentare l’Italia in sede europea.
Pensiamo anche alla possibilità di mettere in atto un vero e proprio marketing territoriale che leghi i nostri prodotti tipici al nome “Venezia” e che determini da un lato un effetto traino all’export dei nostri prodotti tipici e una differenziazione del turismo che non si concentri solo sulla cittá di Venezia ma che venga indirizzato verso le tipicità del territorio dell’area metropolitana.
Il PD metropolitano di Venezia deve avere la capacità di far incontrare e di mettere in sinergia gli interessi e le potenzialità del settore primario con le potenzialità turistiche e di export che verranno determinate dal fatto di far parte della Città metropolitana.
Il polo industriale di Marghera
Gli accordi sulla cessione dei terreni con l’ENI e la semplificazione delle procedure di bonifica “industria su industria” sono stati elementi senz’altro positivi, ma essi devono ora trovare forma in una nuova vocazione per porto Marghera, in cui coesistano le due strategiche funzioni produttive e portuali/logistiche. Porto Marghera può divenire, in questo senso, un polo per lo sviluppo delle produzioni connesse alla filiera della green economy, incentivando iniziative di riconversione aziendale, ovvero di insediamento di nuove imprese di questo settore in espansione (come testimoniano del resto la stessa scelta dell’ENI riguardo alla propria raffineria e l’insediamento dell’ecodistretto e del ciclo del riciclo promosso dalle stesse Multiutilities dell’Amministrazione Comunale di Venezia). In questo senso occorre costituire un soggetto in grado di gestire in maniera integrata e cooperativa tali processi, con il coinvolgimento degli Enti Locali, delle imprese e delle stesse forze sociali per la promozione del progetto su scala europea.
Il capitale culturale e ambientale costituisce un elemento di indubbia originalità del nostro territorio, in riferimento sia al patrimonio storico-artistico-ambientale che alle grandi agenzie di produzione e distribuzione nei campi dello spettacolo dal vivo, dell’arte contemporanea, della cinematografia che qui operano (come p. es. la Biennale di Venezia, le Fondazioni cittadine). E’ essenziale agire sulla leva dell’integrazione di queste eccellenze, attraverso, ad esempio, forme coordinate di promozione e marketing, come pure di bigliettamento integrato.
La messa in rete permanente dell’offerta culturale della città capoluogo con i sistemi culturali dello spazio metropolitano consentirebbe di restituire al mondo un’offerta museale, spettacolare e di intrattenimento di assoluto rilievo, in grado di competere con le migliori esperienze europee. Occorre innescare un processo di connessione dei nostri territori del nord-est a partire proprio dalla messa in comune delle reti di produzione e distribuzione culturale nei diversi campi dello spettacolo dal vivo, dei capitali museali, archivistici e bibliotecari, delle produzioni del contemporaneo, della promozione del patrimonio storico e paesaggistico, cinematografico e della funzione dello stile e del gusto nel made in Italy, una straordinaria eccellenza che contraddistingue e vivifica questi territori.
Trasversale, a questi assi di sviluppo, deve essere l’investimento in termini di innovazione e “capitale ambientale”. Ben più che la tradizionale attenzione alla “compatibilità”, infatti, oggi tanta parte delle nuove produzioni è legata alla filiera green, che costituisce per la nostra area metropolitana una opportunità concreta, anche come esperienza pilota rispetto ad altre zone d’Italia.
Dobbiamo essere infatti consapevoli che le comunità ricettive nei confronti delle frontiere green (beni e servizi, metodologie di produzione, stili di vita) saranno in grado di cogliere prima di altre le nuove fonti di crescita e sviluppo.
Tali reti sono immediatamente contigue quando non commiste con filiere economiche di rilievo come quelle turistiche, dell’agroalimentare e del design. Tutte insieme sono tendenzialmente propense a contaminarsi reciprocamente.
Dobbiamo avere chiara l’opportunità che ci viene offerta in questi campi dall’Unione Europea, che per la prima volta nel PON 2014-2017 finanzierà iniziative proprio nei campi della piccola e media impresa, della riconversione e riqualificazione industriale, dello sviluppo delle reti culturali, individuando linee dedicate alle aree metropolitane oltreché alle regioni ed alle aree economicamente svantaggiate.
La fragilità del sistema universitario, unita al peso delle corporazioni professionali, alla mancanza di credito per realizzare buone idee imprenditoriali in mancanza di beni propri e all’assenza di investimenti per la ricerca, ha prodotto un immobilismo intergenerazionale che penalizza i giovani. Occuparsi delle giovani generazioni significa avere senso di responsabilità, dare continuità nei valori e progressivo rinnovamento delle vecchie classi dirigenti con nuove classi dirigenti.
Un Welfare diffuso e di eccellenza per garantire a tutti il diritto alla serenità
Le reti di welfare e dei servizi socio-sanitari rappresentano una delle più potenti leve di coesione sociale e territoriale, e devono essere considerate un investimento piuttosto che un semplice costo. Queste reti garantiscono l’erogazione di prestazioni sanitarie e socio-assistenziali essenziali e assicurano anche il lavoro a migliaia di persone.
Questo dato è tanto più vero nello spazio metropolitano di Venezia, che insieme al resto della Regione, condivide la scelta originaria dell’integrazione socio-sanitaria e le cui aziende ULSS sono da tempo le meno finanziate in termini di suddivisione del Fondo Sanitario Regionale, garantendo comunque buoni livelli di qualità dei servizi.
Costruire le reti del welfare metropolitano significa prima di tutto ribadire la centralità dell’assistenza territoriale, attraverso le aggregazioni dei medici di medicina generale, i Distretti Socio-Sanitari intesi come luoghi di erogazione integrale delle cure primarie, le struttura intermedie (ospedali di comunità, unità terapeutiche, hospice): a questa filiera va assicurata la priorità anche delle risorse destinate dal fondo sanitario regionale alle aziende ULSS.
Solo dopo aver attrezzato la filiera dell’assistenza territoriale è possibile predisporre un’adeguata assistenza ospedaliera. In questo senso l’ospedale dell’Angelo deve essere polo di riferimento provinciale per le alte specialità e concentrare il massimo di qualità possibile, ma è altresì necessario assicurare ai territori della Riviera del Brenta e del Miranese, del Veneto Orientale e dell’area sud della Provincia di Venezia dei presidi di rete efficaci, per garantire ai nostri cittadini l’erogazione delle cure sul territorio ma anche per eliminare il rischio di fughe verso altre aree regionali e oltre regionali.
Su scala provinciale dovremo anche gestire alcuni servizi di eccellenza, che rispondono alla domanda di salute di questo territorio, superando gli steccati dei confini aziendali. E’ il caso, per esempio, delle attività di cardiochirurgia e cardiologia interventista, ovvero del complesso della riabilitazione e di quella ortopedica e cardiologica in particolare.
Nel campo dell’integrazione socio-sanitaria dobbiamo scommettere sulla domiciliarità, come scelta culturale più adeguata, sapendo che le nostre città e le nostre comunità vivono una dinamica di sensibile aumento dell’aspettativa di vita e che tocca alle istituzioni consentire a ciascuno di darsi un progetto di vita compatibile con le proprie condizioni psicofisiche.
Investire sulla domiciliarità significa, prima di tutto, investire sull’assistenza domiciliare e sull’assistenza domiciliare integrata, e compiere uno sforzo prima di tutto politico affinché questi servizi vengano una volta per tutte classificati insieme al resto dei Livelli Essenziali di Assistenza Sociale dal Governo.
Di fronte ad un quadro così in evoluzione è pertanto necessario abbattere molti degli steccati che nel tempo hanno tenuto separate e distinte competenze, professionalità, risorse. Enti Locali, aziende ULSS, IPAB, privato sociale e cooperazione devono elaborare e costruire forme nuove ed avanzate di gestione dei servizi sociali e socio-sanitari, ad esempio attraverso le gestione associata delle funzioni.
Parallelamente, é importante investire anche nella cooperazione interregionale e interprovinciale così da valorizzare le esigenze comuni ai diversi bacini di utenza. A questo proposito, è opportuno avviare un dialogo con il PD del Friuli Venezia Giulia con l’obiettivo di gettare le basi per un’Intesa fra il Veneto e il FVG.
E’ necessario, inoltre, un investimento molto importante nell’innovazione, ad esempio integrando e rendendo reciprocamente leggibili le banche dati epidemiologiche dei medici di base, dei determinanti della salute delle ULSS, anagrafiche dei Comuni, per consentire la realizzazione di una vera e propria mappa della salute e dei bisogni georeferenziata costantemente aggiornata.
L’Assetto Infrastrutturale.
La mobilità è oggi un diritto della nostra popolazione, perchè inerisce direttamente alla risorsa più importante, il tempo di vita delle persone.
Per quanto riguarda in particolare il trasporto aeroportuale, si trova nel nostro spazio il terzo scalo italiano per numero di passeggeri, l’aeroporto Marco Polo di Venezia, che la bozza del piano aeroportuale nazionale predisposto da ENAC classifica come hub intercontinentale. E’ necessario che questo aeroporto persegua sempre più l’integrazione funzionale, organizzativa, programmatoria con gli scali veneti (Treviso, Verona) e del Nord-est (Ronchi dei Legionari) anche nella prospettiva della creazione di un polo aeroportuale regionale in grado di fungere da attrattore per i grandi vettori internazionali.
Il porto di Venezia costituisce un’altra eccellenza infrastrutturale, che deve trovare opportunità di crescita armonizzate con il delicato tessuto urbano e ambientale di Venezia e della sua laguna. Esso (come del resto l’aeroporto Marco Polo) rientra nella programmazione europea TEN-T delle grandi dorsali di collegamento transnazionali. Il graduale consolidamento della rete NAPA tra gli scali portuali dell’alto Adriatico costituisce un obiettivo di riferimento per collocarsi con la giusta economia di scala nel confronto con gli altri sistemi portuali europei, in particolare per quanto riguarda il traffico merci proveniente dal Far East.
Va assicurata la compatibilità tra il traffico crocieristico (in cui Venezia esercita il ruolo di home port) e la città storica, con l’applicazione del divieto di transito delle navi nel bacino di San Marco e nel canale della Giudecca. Inoltre vanno incentivate le attività legate alla logistica di qualità da insediare nelle aree di retroporto della zona industriale di porto Marghera.
Sul fronte del trasporto su rotaia, va chiesto una volta per tutte l’abbandono della proposta di tracciato litoraneo della linea TAV nel tratto Venezia-Portogruaro per approfondire piuttosto le ipotesi alternativa in affiancamento alla linea storica piuttosto che all’autostrada Venezia-Trieste. Uno sforzo molto più serio va, inoltre, fatto per portare a termine una volta per tutte la rete SFMR, che deve essere l’ossatura di riferimento del trasporto pubblico di area vasta in integrazione con le linee automobilistiche delle diverse provincie.
L’integrazione tra trasporto pubblico su gomma e trasporto su rotaia va realizzato attraverso l’adozione di un titolo di viaggio unico che consenta il trasferimento da un vettore all’altro, e attraverso i diversi vettori metropolitani del TPL automobilistico con un’unica carta di viaggio ed una più vantaggiosa politica dei prezzi.
Il presente documento accompagna la presentazione della mia candidatura alla segreteria provinciale del PD. Si tratta di un documento aperto modificabile ed integrabile. La fase congressuale é l’occasione per ascoltare le opinioni, le obiezioni, le critiche e le soluzioni alternative formulate dai nostri iscritti . Nel documento finale, che verrà redatto dopo aver celebrato il congresso in tutti i circoli della Provincia, verranno recepite le proposte che emergeranno nel corso della fase congressuale.
Buon congresso a tutti e soprattutto un grazie a tutte le persone che con grande spirito di servizio dedicano il loro tempo per lavorare nei circoli e per organizzare le tante manifestazioni del nostro Partito.
Marco Stradiotto
sutto alessandro
Ott 20, 2013 -
e gli immigrati ?