Nuova Venezia 7 novembre 2010: C’è un federalismo intelligente che può unire l’Italia

Nuova Venezia 7 novembre 2010: C’è un federalismo intelligente che può unire l’Italia

C’é un federalismo intelligente che può unire l’Italia

Il nostro Paese è di fronte a una svolta particolarmente significativa, paralizzato dalla crisi della maggioranza proprio in una fase economica così difficile, in cui dovrebbe essere destinatario di concretezza e attenzione maggiori. La strategia utilizzata al Nord dai partiti della maggioranza, soprattutto dalla Lega, è la descrizione del federalismo come panacea di tutti i mali. In realtà più si procede con i decreti attuativi più ci si accorge che la maggioranza non è in grado di fare le scelte necessarie perché il federalismo diventi realmente lo strumento per ridurre la pressione fiscale e dare maggiore autonomia e responsabilità a Comuni e Regioni. Le promesse erano meno tasse e più risorse per gli enti territoriali, sopratutto per quelle aree storicamente più penalizzate come Veneto, Lombardia e Piemonte. Nella realtà, invece, la pressione fiscale non è mai stata così alta come nel 2009, al 43,2% del PIL, e i trasferimenti agli enti territoriali mai così bassi.

I Sindaci e gli amministratori locali sanno che il prossimo sarà l’anno della macelleria sociale. Per garantire l’equilibrio fra entrate e spese i Comuni dovranno ridurre alcuni servizi e/o aumentarne il costo, tagliando ulteriormente, inoltre, le manutenzioni di strade e edifici pubblici, già non in buone condizioni. Quindi: meno trasporti scolastici, maggiori costi per gli utenti delle mense scolastiche degli asili nido e di tutti i servizi pubblici per bambini, giovani e anziani. Forse è per questo che la Lega preme per le elezioni: perché c’è il rischio reale che i cittadini del Nord possano scoprire di essere stati ingannati e che il sistema televisivo dopato del nostro Paese possa coprire la realtà solo per pochi mesi ancora.

Un altro problema serio è l’insostenibilità delle differenze di trasferimenti e disponibilità economiche radicatesi nel corso degli anni tra le Regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale, come anche tra gli enti territoriali più virtuosi e quelli inefficienti.

Quando i cittadini delle Regioni a statuto ordinario del Nord vedono queste ingiustizie, quando vedono i rifiuti per le strade della Campania, la prima reazione è di sconforto e rabbia e la Lega ha gioco facile nell’intercettare questo malcontento per raccogliere consensi, promettendo equità e giustizia. Equità e giustizia che nella realtà non arriveranno, a meno che non si prenda una strada diversa e si smetta di strumentalizzare il problema della distribuzione delle risorse senza affrontarlo. In quanti sanno, ad esempio, che la legge 42/1999 sul federalismo fiscale non produce nessun effetto per le Regioni a statuto speciale? Che queste continuano a godere di una situazione di privilegio, costringendo a un confronto impari le confinanti Veneto, Lombardia e Piemonte?

Noi vogliamo un federalismo diverso e per ottenerlo serve un accordo fra le maggiori forze politiche che lasci ai margini chi ha fatto la sua fortuna negli egoismi clientelari e territoriali. Un federalismo che funzioni, con caratteristiche precise.

Valorizzazione delle autonomie locali, oggi calpestate da un potere centrale che le sottopone a un patto di stabilità iniquo e insensato.

Eliminazione dei privilegi delle Regioni a statuto speciale: una posizione anacronistica che penalizza soprattutto territori e comunità di confine.

Garanzia di autonomia impositiva locale: Comuni e Regioni devono poter contare su tasse proprie, senza che questo si traduca in un aumento della pressione fiscale e diminuendo, quindi, la pressione fiscale nazionale.

Sanzioni per gli amministratori incapaci, che producono indebitamento e non soddisfano adeguatamente la richiesta di servizi della propria popolazione.

Serve il “nostro” federalismo per evitare che l’attuale iniqua distribuzione delle risorse, se non risolta, si trasformi in un’arma nelle mani di forze indipendentiste e scissioniste che raccolgono sempre più consenso, a causa anche del difficile momento di crisi economica, promuovendo l’idea che la colpa del peggioramento delle condizioni della popolazione risieda sempre nell’ “altro”: gli immigrati, la globalizzazione, il Sud.

Il pericolo è reale: sotto la cenere covano problemi e criticità che, in mancanza di seria attenzione e risoluzione, costituiranno una reale minaccia per quella stessa Unità nazionale di cui stiamo adesso festeggiando il 150esimo anniversario.

Senatore Marco Stradiotto

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